Ambasciatore Attanasio Luca Iacovacci

Fantetti: “La tragica scomparsa dell’Ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci”

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Discussione sull’informativa del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sui tragici eventi accaduti in Congo il 22 febbraio.

Trascrizione dell’intervento del Sen. Raffaele Fantetti (EUROPEISTI-Maie-CD)

Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, il proprio impegno professionale inteso come missione e svolto con spirito di servizio: questo accomunava l’ambasciatore Luca Attanasio e il carabiniere Vittorio Iacovacci, due servitori dello Stato che si trovavano in Congo per servire l’Italia in un Paese che ha una piccola, ma valorosa presenza di italiani. Non aveva una scorta adeguata il loro convoglio e il Governo italiano giustamente chiede spiegazioni e informazioni più dettagliate al programma delle Nazioni Unite sul perché della mancanza di una idonea protezione, che quasi certamente avrebbe salvato le loro vite e quella del loro autista.

Ciò in un Paese dove il risultato elettorale delle elezioni del 2017 è stato contestato da tutti gli osservatori internazionali, che hanno infatti denunciato pesanti brogli elettorali, e che vive da anni una lunga serie di conflitti nazionali e locali, scontri e insurrezioni per l’accaparramento delle sue enormi ricchezze naturali, senza che i suoi abitanti vedano un reale miglioramento delle loro condizioni di vita.

Poco più di 1.200 connazionali italiani vivono nella Repubblica centro-occidentale dell’Africa. Molti di loro sono missionari, medici presenti nel Paese per prestare aiuti umanitari alla popolazione.

Anche l’ambasciatore Luca Attanasio descriveva come una missione il suo lavoro, inteso come spirito di servizio per gli altri in un Paese che, come amava ripetere, ha sete di pace. «Il mio impegno personale è ben poco rispetto a quello che fanno questi nostri connazionali», diceva riferendosi all’attività umanitaria degli italiani in Congo.

Era un uomo che amava stare accanto alle persone ed è così che in queste ore di dolore viene ricordato dai nostri connazionali in Svizzera, che hanno avuto modo di conoscerlo e apprezzarlo durante gli anni in cui prestò servizio come segretario commerciale dell’ambasciata a Basilea, dove anch’io personalmente ho avuto il piacere di conoscerlo e di apprezzare la sua attività a supporto degli italiani ivi residenti. Era sempre presente alle riunioni degli organi di rappresentanza locale delle nostre comunità, dove ha avuto modo di contraddistinguersi per la sua umanità e per il suo sincero voler restare con e tra la nostra gente.

L’educazione cristiana è stata la base della sua vita, come ha ricordato con parole commosse l’arcivescovo di Milano Mario Enrico Delpini e come hanno ricordato anche i missionari e i connazionali che lo avevano conosciuto in questi anni in Congo per la sua capacità di essere presente nella vita locale e di offrire sostegno alle tante iniziative di aiuto umanitario.

«Quella dell’ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l’esempio», sostenne pochi mesi fa, quando, insieme alla moglie, anche lei impegnata in aiuti umanitari, per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli e per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari, ricevette il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace, intitolato al ricordo della strage in cui persero la vita 18 italiani impegnati nella missione di pace nella città irachena a sud est di Baghdad il 12 novembre 2003. Ricordiamo bene che 12 di quei caduti italiani a Nassiriya erano carabinieri come il giovane Vittorio Iacovacci. Ancora una volta, dunque, l’Arma dei carabinieri paga un prezzo carissimo per l’impegno e il sacrificio dei suoi valorosi uomini in missione di pace per l’Italia nel mondo.

Unendoci quindi al profondo dolore delle famiglie di Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci, anche noi del Gruppo europeisti oggi piangiamo due grandi italiani che, a costo della propria vita, hanno reso onore al nostro Paese.

 


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