Carta europea delle lingue minoritarie e regionali

Rojc: Ratificare Carta europea delle lingue minoritarie e regionali

Ratificare la Carta europea delle lingue minoritarie e regionali. Intervento del Senatore Tatjana Rojc (EUROPEISTI – Maie – CD) durante la discussione successiva alle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi

Ascolta l’intervento sulla web tv del Senato della Repubblica.

Trascrizione dell’intervento

Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, la ringrazio per il suo puntuale e alto discorso programmatico, che condivido largamente. La ringrazio anche per aver richiamato i sentimenti di intensa emozione e ampia responsabilità che dovrebbero accompagnare tutti i membri di questa Assemblea, in cui – cito – «ogni cosa ci parla di grandezza, ma nel tempo stesso ogni cosa ci ricorda i nostri doveri». Il dovere al quale lei ha voluto richiamarci è appunto l’unità che il Paese merita. Nell’augurare a questo Esecutivo e a lei, in particolare, signor Presidente del Consiglio, di portare a compimento la volontà di superare la grave crisi sanitaria, economica e sociale, vorrei ribadire quanto in questo contesto sia rilevante la condivisione di scelte determinanti con gli altri Paesi della grande realtà europea.

Seguendo la forte linea europeista che il Governo propone, mi sia permesso di fare appello a un diritto fondamentale che in Europa definisce l’identità di oltre 50 milioni di persone che sono gli appartenenti a minoranze linguistiche o nazionali. L’Italia oggi ne riconosce 12 su tutto il territorio. Sarebbe opportuno, quindi, che venisse finalmente ratificata la Carta europea delle lingue minoritarie e regionali, che si aspetta dal 1992, importante per molte Regioni italiane, tra le quali il Friuli-Venezia Giulia, in cui convivono, oltre a quella italiana, anche le comunità di lingua friulana, tedesca e slovena. Quest’ultima viene tutelata nello specifico dalla legge n. 38 del 2001, che proprio in questi giorni compie venti anni, ma ancora non è attuata del tutto. L’argomento è oggetto di tutti i vertici bilaterali tra l’Italia e la Repubblica di Slovenia e seguito, in particolar modo, dai due Presidenti della Repubblica e da ultimo, qualche mese fa, dai Ministri degli esteri.

In relazione alla disciplina giuridica del regime differenziato a favore della minoranza slovena in Italia, l’accento va posto in particolare su una questione volta alla salvaguardia di particolari valori di rango costituzionale. Mi riferisco alla richiesta che siano consentiti la partecipazione alla vita pubblica, il concorso con metodo democratico e quindi per elezione alla politica nazionale.

Nel rispetto delle prerogative del Parlamento, desidero porre anche all’attenzione del Governo la necessità che nel contesto delle riforme istituzionali sia considerato il vaglio di uno strumento di attuazione del principio di uguaglianza sostanziale riconosciuto e tutelato dalla Costituzione agli articoli 3 e 6, tenuto conto anche della drastica riduzione dei parlamentari prevista dalla recente riforma costituzionale. Mi riferisco, nello specifico, all’articolo 26 della citata legge n. 38 del 2001 in cui vi è l’impegno dello Stato a facilitare l’elezione di un rappresentante nelle due Camere. Assicurare agli sloveni in Italia di veder garantito il diritto di rappresentanza almeno in un ramo del Parlamento significa rispettare il dettato costituzionale, ma è anche una solenne dichiarazione sulla qualità della nostra democrazia.

È con questo auspicio, rivolto a tutte le forze che sostengono il suo Governo, che lei, signor Presidente del Consiglio, avrà il mio e il nostro voto di fiducia. Hvala lepa, gospod predsednik!

 


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